I paletti di Bruxelles ai nuovi reattori e cicli combinati che vorranno avere l’etichetta verde. I 27 Stati Ue sono divisi, la parola finale arriverà dall’Europarlamento
Tassonomia, arriva (tra le polemiche) il regolamento su nucleare e gas
Al termine di un lungo lavoro di preparazione, la Commissione europea – dopo numerosi rinvii – ha finalmente presentato il 2 febbraio la contestata proposta di regolamento delegato che include il gas naturale e il nucleare nella tassonomia Ue, anche se a precise condizioni.
Per quanto riguarda il nucleare, è prevista l’inclusione nella tassonomia delle attività legate alla ricerca e sviluppo e alla realizzazione di nuovi reattori con permessi rilasciati entro il 2045 dagli Stati membri, che dovranno però dimostrare di avere risorse finanziare sufficienti per il decommissioning e aver già realizzato un deposito per le scorie a bassa e media attività. Inoltre, lo Stato in questione dovrà avere “piani dettagliati” per la costruzione di un deposito per le scorie ad alta attività, che dovrà entrare in funzione entro il 2050. Analoghi obblighi riguarderanno l’estensione fino a non oltre il 2040 della vita utile dei reattori attualmente in funzione.
Per il gas, la tassonomia fissa rigorosi standard ambientali, ammettendo tuttavia l’utilizzo di sistemi di sequestro e cattura della CO2. Per le centrali autorizzate entro il 31 dicembre 2030, le emissioni di gas-serra non dovranno superare i 270 gr CO2equivalente/kWh o una media annua di 550 kg CO2eq/kW su un periodo di 20 anni. In aggiunta, per ottenere l’etichetta “green” si dovrà dimostrare che la capacità a gas non può essere sostituita in modo efficiente con impianti rinnovabili e che rimpiazzerà una capacità a più alte emissioni a carbone o a combustibili liquidi. La nuova capacità, che potrà essere realizzata solo negli Stati membri che hanno preso un impegno per il phase-out del carbone, non dovrà essere superiore al 15% di quella rimpiazzata e dovrà portare a una riduzione delle emissioni di almeno il 55%.
Le centrali a gas autorizzate dal 1° gennaio 2031 dovranno avere emissioni inferiori a 100 gr CO2eq/kWh.
La decisione di Bruxelles di includere il gas e il nucleare nella tassonomia ha scatenato una valanga di reazioni di segno opposto, con la bocciatura da parte della Piattaforma sulla finanza sostenibile (costituita dagli esperti che hanno il compito di valutare le attività economiche “verdi” e i relativi criteri di screening tecnico) e una profonda spaccatura persino all’interno dello stesso collegio dei commissari Ue, che ha dato luce verde alla proposta con almeno 5 voti contrari su 27 e le “riserve” di altri quattro commissari.
La proposta di regolamento delegato è passata adesso all’esame dell’Europarlamento e del Consiglio Europeo, che avranno quattro mesi (estendibili su richiesta per altri due) per sollevare eventuali obiezioni o addirittura revocare la delega alla Commissione.
Le divisioni in seno al Consiglio sembrano però escludere una bocciatura da parte dei 27, dato che servirebbe una maggioranza qualificata rafforzata (voto favorevole di almeno 20 Stati membri che rappresentino almeno il 65% della popolazione Ue) impossibile da trovare.
I Governi Ue sono infatti divisi in tre distinte fazioni: una (forte di una decina di Stati) favorevole all’inclusione nella tassonomia sia del nucleare che del gas, una propensa all’inclusione del solo gas (guidata dalla Germania) e una terza contraria a entrambe le fonti. A quest’ultima appartengono Austria e Lussemburgo, che hanno annunciato un ricorso alla Corte di Giustizia Ue in caso di approvazione del regolamento.
L’Italia non si è espressa sul nucleare, ma ha criticato i troppi paletti imposti al gas.
La partita della tassonomia si deciderà perciò all’Europarlamento, dove basterà una maggioranza semplice (almeno 353 deputati su un totale di 705) per cassare il provvedimento. In questo senso, i due co-relatori per la tassonomia a Strasburgo, il verde Bas Eickhout e la popolare Sirpa Pietikäinen, hanno espresso contrarietà alla proposta della Commissione, che “potrebbe minare la credibilità dell’intera tassonomia Ue agli occhi dei grandi investitori”.
L’eurodeputata socialdemocratica italiana Simona Bonafè (PD), uno dei relatori ombra della tassonomia, ha assicurato che “la soglia di 353 deputati da raggiungere per respingere l’atto delegato non è inarrivabile”, spiegando che il gruppo dei Verdi (73 membri) voterà in questo senso e lo stesso dovrebbe fare una “larga maggioranza” dei 144 socialdemocratici. A questi si potrebbero poi aggiungere i 39 europarlamentari della sinistra, nonché parte dei 178 del Ppe.