MOBILITA’: le iniziative delle Regioni Tra la fine del 2021 e l’inizio del 2022 si sono moltiplicate le iniziative regionali per favorire la produzione dell’idrogeno nei territori o per svilupparne l’impiego nella mobilità.
È innegabile che una grande spinta sia venuta dal Pnrr, il Piano nazionale di ripresa e resilienza. Molte delle risposte regionali sono infatti arrivate dopo l’avviso del ministero della Transizione ecologica firmato a metà dicembre del 2021 e pubblicato solamente a fine gennaio 2022 per avviare, nei territori, “una procedura di selezione finalizzata al finanziamento di progetti in aree industriali dismesse, per la creazione di centri di produzione e distribuzione di idrogeno, prodotto utilizzando unicamente energia da fonti rinnovabili”.
Regioni e Province autonome si sono mosse con una certa uniformità per candidare le aree industriali, anche se lo stanziamento specifico di 500 milioni di euro prevede che una quota non inferiore al 50% delle risorse dovrà essere assegnata alle Regioni del Mezzogiorno che avranno manifestato interesse. Con il termine “Mezzogiorno” si fa riferimento a Abruzzo, Basilicata, Calabria, Campania, Molise, Puglia, Sardegna e Sicilia.
Oltre all’avviso del Pnrr – a cui hanno risposto numerose regioni – si sono registrate ulteriori iniziative. Il Friuli Venezia Giulia, ad esempio, ha firmato a Zagabria una lettera di intenti trilaterale con i Governi di Slovenia e Croazia per avviare il percorso della hydrogen valley del Nord-Adriatico. E proprio da questa Regione, che prevede la sostituzione di circa 330 mezzi entro il 2026, è partito il tour di presentazione dell’autobus urbano di 12 metri con celle a combustibile a idrogeno di Toyota Fuel Cell che garantisce un’autonomia di oltre 400 km.
La visione della Conferenza delle Regioni permane però poco entusiasta circa la mobilità ad H2. In un parere recentemente reso in sede di Conferenza Unificata, in cui i territori hanno espresso tutto il loro disappunto per i “seri problemi” riscontrati “nel reperimento di fornitori che possano assicurare la produzione di mezzi con le alimentazioni alternative”, è stato notato che “l’idrogeno è pressoché inesistente”.
Lo scenario è leggermente diverso quando si parla di mobilità ferroviaria a idrogeno. In Lombardia, Ferrovie Nord ha messo a gara la fornitura di un sistema di rifornimento mobile per trazione ferroviaria da 1,744 mln € per 5 anni. Nella stessa Regione è stata dimostrata attenzione anche dall’aeroporto di Malpensa, dove si intende realizzare un elettrolizzatore e un sistema di stoccaggio per il rifornimento di idrogeno verde. Un’iniziativa iniziativa da oltre 34 mln € finanziata dalla Ue con 25 mln € nell’ambito del programma Horizon 2020.
In Piemonte – dove si lavora per un sistema di fuel cell “hydrogen-ready” in assetto cogenerativo da 1,2 MW presso l’aeroporto di Torino – è stata manifestata una diffusa sensibilità al tema dell’idrogeno. Oltre a rispondere all’avviso del Pnrr e ad aver avviato la mappatura dei siti industriali, la Regione – che già aveva lanciato una strategia in merito – ha deciso (tramite una delibera della Giunta) di aderire a Hydrogen Europe, l’organizzazione europea con sede a Bruxelles che raggruppa aziende e soggetti pubblici impegnati nel settore. Il presidente Alberto Cirio si è spinto oltre in quell’occasione: “Puntiamo a esserne una delle capitali internazionali”.
La mobilità ferroviaria a idrogeno interesserà invece Umbria e Abruzzo, con la linea ferroviaria Terni-Sulmona pronta a essere convertita entro il 2027. Un progetto da 109 mln € per il quale è arrivata l’ordinanza del commissario straordinario alla ricostruzione post-sisma 2016, Giovanni Legnini. L’Umbria ha anche altre idee in cantiere: “Ritengo concreta – ha detto la presidente Donatella Tesei – la possibilità di realizzare una grande centrale a idrogeno a Terni, al servizio di Ast, rendendo più competitive le Acciaierie, e dell’Hydrogen Valley progettata dal sindaco di Terni, a beneficio di tutto il territorio regionale”.
Per l’avviso del Pnrr una delle prime risposte è arrivata dalla Regione Marche, ma poi non si sono fatte attendere le candidature del Veneto, che per il Polo di Marghera ha avviato anche altre linee d’investimento, della Sardegna, della Toscana, dell’Emilia-Romagna, di Molise, Basilicata, Sicilia, ma non sono da tralasciare neppure l’annuncio della Valle d’Aosta di voler continuare a puntare sull’energia idroelettrica poiché “essenziale” in vista della produzione di idrogeno verde oppure quello della Provincia di Trento che al Mise ha sottoposto progetti per 30 mln € per idrogeno e mobilità.
Ciascun territorio ha scelto la strategia che meglio si adatta alle proprie caratteristiche economiche e geografiche, ma la corsa all’idrogeno sembra davvero iniziata.